Poesie prime classificate sez. in lingua 2021 - Liberarte Sesto

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Lucia Lo Bianco prima classificata sezione poesia il lingua
Concorso Letterario San Lorenzo 2021

Sera di maggio su Gaza

È una striscia di fuoco
la sera di maggio su Gaza,
non c'è sonno che chiuda
la vista efferata del giorno.
È una lingua di sangue
che corre per strade già affrante,
é un respiro ansante e crudele
su case dagli occhi socchiusi.
Si colora di rosso il contorno indistinto
del cielo di maggio su Gaza
e la bocca vermiglia risucchia parole
come frammenti di vetro nel vento,
mentre mani di bimbo si perdono
in sogni di giochi lontani
e le mamme a tracciare
disegni di pace su in cielo
inseguendo le stelle
per donare la luce alla notte.
Brilla un fuoco scarlatto
sopra i tetti di Gaza di maggio
e le porte sventrate e scuoiate
da uno scoppio assassino
ora osservano mute un'assenza
di senso e ricercano il sole
annerito di un fumo bugiardo
Flavio Provini secondo classificato poesia in lingua
Concorso San Lorenzo 2021

Chissà che cosa videro quegli occhi

- dedicata alle vittime della ex Risiera di San Sabba, lager a Trieste, il cui forno crematorio, con annessa ciminiera, a fine aprile 1945 fu fatto esplodere dai nazisti in fuga per cancellarne le prove di esistenza -

Chissà che cosa videro quegli occhi
abbacinati da uno scoppio baro,
forse un tramonto infuocato e nero
o forse Elah cui nessuno più credeva.
Altre pupille avevano già spento
luci di vecchie aurore su tizzoni
a guadagnare transiti fra nubi.
Là dove un tempo si pilava il riso,
era la morte cura di ogni male
tetro sollievo per pene infinite,
là ringhiavano i cani inferociti
latranti sulle grida verso il nulla,
su vagiti d’infanti senza culla.
Non erano che sterpi nel vivaio
quei deportati dalle mille smorfie
e gli arti scarni come steli secchi.
Qualcuno sospirava appeso a un cappio
e diveniva manzo da macello,
qualcuno a un tratto l’aria non trovava
e ruzzolava bacca a metà autunno,
spugna di neve il volto suo impietrito.
Per qualcun altro un angelo beffardo
sancì la sorte bieca del massacro
a suon di mazza, la nuca a tamburo.
Il silenzio danzava sopra i cuori,
la notte si ubriacava di un dolore
tagliente più del gelo di gennaio.
E sul silenzio musica infingarda
stendeva le sue note tra le mura
per fare da coperta ai mille rantoli
di chi attendeva l’ultimo respiro,
sperando che le Moire non tardassero
il taglio al filo frusto del destino.
Chissà che cosa videro quegli occhi
nel fuoco di vergogna senz’appello
colà, a San Sabba, fra urla ed oblio
Franco Fiorini terzo classificato sezione Poesia in lingua
Concorso San Lorenzo 2021

Indugia la primavera ai cancelli
                     (Pandemia I I)

Indugia la primavera ai cancelli
affacciati a deserti di cortili
muti di giochi e risa di bambini.

Non ricordava giorni senza suoni
e silenzi assordanti nelle notti
dopo illusorie sere di balconi
a gridare alla vita che s’attarda
Non sapeva di fredde geometrie
a misurare assenze di carezze
e di clausure senza monasteri
e inabitate chiese e cattedrali.

E noi
che passiamo tremando questi giorni
come fiori di vento sopra un ramo,
allodole smarrite tra i ciliegi,
stupore dentro gli occhi abbiamo,  ancora,
d’angeli bianchi scesi agli ospedali
a medicar ferite di paura.

Pur ci lacera l’anima lo strazio
d’ incompatite bare senza nomi,
un’infamia la morte, da celare
e l’ultima solennità negata
Siamo vele nel porto ammainate
col vento diburrasca che ci spinge
a mendicar bonaccia dal Destino

Ma non uccide questa guerrail cuore
e il grido d’ infinito che non tace.
Noi, che abitati siamo dal dolore
e ali abbiamo, redente, per volare,
lasceremo che l’alba ci sorprenda
del tempo nuovo il giorno ad aspettare.

Indugia la primavera ai cancelli.
Ma sa bene il miracolo del seme,
il segreto dell’albero e del fiore,
la vita che rinasce ogni stagione.
E chiede a noi d’aprire, per entrare.
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